Nella sala Nassirya del Senato è stata conferita una targa alla famiglia Mandolesi per il valore professionale mostrato dal cronista. Il presidente del Roma Club, senatore Guidi: “Grazie Alberto, ci hai fatto fare a tutti goal”.
“Un amico leale”, “un giornalista serio”, dall’“educazione inconsueta”: in sala Nassirya del Senato si è ripercorsa la vita di Alberto Mandolesi, il giornalista e storico conduttore radiofonico recentemente scomparso, attraverso i ricordi e le esperienze di chi lo ha conosciuto da vicino.
L’iniziativa, voluta dal senatore Antonio Guidi, presidente del Roma Club Palazzo Madama, ha visto la presenza della famiglia Mandolesi, dei colleghi e dei volti storici della Roma che hanno incrociato la vita personale e professionale del cronista. Durante l’evento, è stata conferita una targa, consegnata al figlio Michele, per ricordare “lo straordinario professionista e l’impareggiabile galantuomo”.
Fra i relatori, il presidente dell’ordine dei giornalisti del Lazio Guido D’Ubaldo, il presidente della Nazionale Attori Domenico Fortunato e il presidente dell’Unione Tifosi Romanisti Fabrizio Grassetti. Fra i presenti, anche Ettore Viola, Iacopo Volpi e Massimo D’Adamo. È accorso, inoltre, il senatore Maurizio Gasparri, socio del Roma Club Palazzo Madama, che ha dichiarato: “Alberto Mandolesi ha raccontato pagine di sport fondamentali della storia della Roma. Oggi di Alberto voglio ricordare lo stile giornalistico, coraggioso e immediato, che ha reso il racconto di quegli eventi ancora più speciale”:
Ha aperto i lavori il senatore Antonio Guidi. “Alberto Mandolesi – ha affermato – è sempre stato un uomo di un’educazione illimitata. Ci ha legato un’amicizia che non si è interrotta mai, neanche ora che le contingenze della vita e della morte ce lo impongono. Lo conobbi negli anni Sessanta, d’estate. In un momento di gioco dal quale ero stato escluso, mi disse: ‘Vieni qui, segna i punti’. Alberto era ed è questo: leale con gli amici e con gli avversari. Non voglio commemorare, né ricordare, né cronachizzare. Di Alberto vorrò parlare. A partire da questo suo piccolo grande gesto che mi ha segnato la vita”.
Il presidente dell’ordine dei giornalisti del Lazio Guido D’Ubaldo lo ha ricordato così: “Alberto Mandolesi ha inventato una professione, segnando la storia della televisione e della radio. Nel variegato mondo delle radio private, in cui spesso si utilizzavano toni confidenziali, declinando i propri interventi con un forte dialetto romanesco, Alberto, che era un romano vero, non si è mai lasciato andare. Era un grande professionista che bucava il video senza perdere stile”.
Il presidente della Nazionale Attori Domenico Fortunato ha condiviso un ricordo inedito: “È il 1990 quando il direttore generale della nazionale attori Olivio Lozzi inventa il Derby del Cuore, per avvicinare le famiglie allo stadio in un momento storico in cui avvenivano molti scontri fra tifoserie. Alberto, sposando quest’iniziativa, iniziò a fare l’ufficio stampa. Nel Derby del Cuore del 1997, lo stadio Olimpico contava 83mila spettatori, per un miliardo e 300milioni di incasso. Alberto, alla fine della partita, chiamò il Corriere dello Sport, il quale, in corso di stampa, cambiò il titolo. Per Alberto, è stato ‘l’Olimpico del cuore’”.
Il presidente dell’Unione Tifosi Romanisti ha ripercorso i grandi amori di Alberto Mandolesi: “Alberto ha raccontato tanti goal, me ne ha realizzati altrettanti. Oggi con la sua famiglia ben schierata in platea, mi sovvengono i suoi tre amori fondamentali: la famiglia, innanzitutto, la Roma e la musica. In ogni ambito mostrava un forte attaccamento e un’educazione inconsueta”.
In conclusione dei lavori, il senatore Antonio Guidi ha dichiarato che nel corso del 2024, anno in cui Alberto Mandolesi avrebbe compiuto cinquant’anni di radio, verrà organizzata un’iniziativa collettiva per raccogliere fondi a favore della ricerca sul cancro, accogliendo il nobile suggerimento della famiglia Mandolesi e il volere dello stesso giornalista venuto a mancare.